La Bomba
Fino al 24 febbraio le preoccupazioni del mondo sulle proliferazioni e l’uso di armi atomiche erano in gran parte confinate all’Iran e alla Corea del Nord. L’Iran, sospettata di cercare di costruire ordigni nucleari, è circondata da Paesi nemici vicini e lontani e sostenuta da pochi amici in Siria e Libano. La Corea del Nord non ha amici, ma già possiede ordigni nucleari perciò le preoccupazioni a breve termine fino ad ora riguardavano come contenere questa minaccia, più vera che presunta visto il comportamento quanto meno imprevedibile del suo comandante in capo, l’ultimo rampollo della dinastia dei Kim, padroni del Paese fin dalla sua nascita nel 1953.
Ma all’alba del 24 febbraio il presidente russo Vladimir Putin parla alla nazione: “Cari cittadini della Russia, cari amici, oggi ritengo ancora necessario tornare ai tragici eventi che si svolgono nel Donbass [regione orientale dell’Ucraina a maggioranza linguistica russa] e alle questioni chiave per garantire la sicurezza della Russia stessa….quelle minacce fondamentali che anno dopo anno, passo dopo passo, vengono create bruscamente e senza tante cerimonie da politici irresponsabili in Occidente nei confronti del nostro Paese. Intendo l’espansione del blocco NATO a est, avvicinando le sue infrastrutture militari ai confini russi. È risaputo che da 30 anni cerchiamo con insistenza e pazienza di raggiungere un accordo con i principali paesi della NATO sui principi di sicurezza uguale e indivisibile in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo costantemente affrontato inganni e bugie cinici, o tentativi di pressioni e ricatti, mentre l’Alleanza del Nord Atlantico, nel frattempo, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, è in costante espansione. La macchina militare si sta muovendo e, ripeto, si sta avvicinando ai nostri confini….Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo impudente di parlare dalla posizione della propria esclusività, infallibilità e permissività? Da dove viene l’atteggiamento sprezzante nei confronti dei nostri interessi e delle nostre richieste assolutamente legittime? La risposta è chiara, tutto è chiaro e ovvio. L’Unione Sovietica alla fine degli anni ’80 del secolo scorso si è indebolita e poi è crollata completamente. L’intero corso degli eventi che hanno avuto luogo allora è una buona lezione anche per noi oggi; ha dimostrato in modo convincente che la paralisi del potere e della volontà è il primo passo verso la completa degradazione e l’oblio. Non appena abbiamo perso fiducia in noi stessi per qualche tempo, e basta, l’equilibrio di potere nel mondo si è rivelato disturbato…Tu ed io semplicemente non siamo stati lasciati con nessun’altra opportunità di proteggere la Russia, il nostro popolo, tranne quella che saremo costretti a usare oggi. Le circostanze ci impongono di intraprendere azioni decisive e immediate. Le repubbliche popolari del Donbass [Donetsk e Lugansk, riconosciute dalla Russia il mese scorso] si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con la sanzione del Consiglio federale della Russia e in applicazione dei trattati di amicizia e mutua assistenza ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Lugansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale….il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state sottoposte a bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci impegneremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, oltre a consegnare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi e sanguinosi crimini contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa…i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza….Mi appello ai cittadini dell’Ucraina. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da quelli che voi stessi chiamate “nazisti”. I Crimeani e i residenti di Sebastopoli hanno fatto la loro scelta di stare con la loro patria storica, con la Russia, e abbiamo sostenuto questo. Ripeto, semplicemente non potevano fare altrimenti… Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino. Sono collegati alla protezione della Russia stessa da coloro che hanno preso in ostaggio l’Ucraina e stanno cercando di usarla contro il nostro paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono autodifesa contro le minacce che ci vengono poste e da un disastro ancora più grande di quello che sta accadendo oggi..
Parte l’operazione militare speciale’. Si muovono i 140mila soldati russi che da giorni circondano l’Ucraina, da est, da nord e da sud. Città e villaggi vengono bombardati. I morti fra i civili sono decine, poi centinaia, alla fine presumibilmente migliaia. La gente fugge dalle loro case verso l’ovest, Polonia, Ungheria, Slovacchia, verso sud, Romania, Moldavia, prima centinaia, poi migliaia, poi centinaia di migliaia, poi milioni. Il mondo intero osserva incredulo, allibito e sconvolto le immagini di un intero popolo in fuga o in trappola negli scantinati e rifugi, bombardamenti sempre più atroci che non risparmiano donne, bambini, malati. Tutto la Russia tutto questo non lo vede. Non può vederlo. Il potere oscura emittenti straniere e chiude le due voci non compiacenti dei media russi, una emittente televisiva e una radiofonica. Vietato usare parole quali ‘invasione’ e ‘guerra’, pena l’arresto. Bloccati anche molti siti internet e social media, come Facebook. Ma nel mondo globale non tutto si riesce a nascondere. E c’è anche chi non ha paura e scende in piazza. Migliaia di russi in tutto l’immenso Paese manifestano contro la guerra e l’invasione. In migliaia vengono arrestati.
Dopo aver rassicurato per giorni il mondo intero che i 140mila soldati russi che circondavano l’Ucraina stavano soltanto preparandosi per esercitazioni militari, nel suo messaggio Putin dice ‘i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini’. Il suo esercito invece avanza alla conquista dell’Ucraina. Con l’eccezione di una manciata di Paesi, fra cui la Cina, il mondo intero condanna l’invasione. Unione Europea e Stati Uniti in testa impongono sanzioni mai imposte prima nella storia mondiale, mirate a mettere in ginocchio l’economia della Russia e incoraggiare l’opposizione a Putin per costringerlo a fermare il suo esercito. Dopo alcuni giorni le sanzioni si fanno sentire. Il rublo perde in un giorno il trenta per cento del suo valore. Le aziende occidentali lasciano la Russia. I pagamenti da e per la Russia sono di fatto bloccati. Le sanzioni si fanno sentire e lo faranno sempre più, giorno dopo giorno. Gli oligarchi, i russi arricchitisi con le privatizzazioni post sovietiche anche con la compiacenza di Putin, vengono colpiti in quello che hanno di più caro, il portafoglio: conti bancari bloccati, proprietà confiscate, in Europa come negli Stati Uniti. Nel giro di poche settimane il Paese rischia il collasso. Anche sul terreno le cose non vanno così bene. L’Ucraina mostra una resistenza imprevista. Ma più l’Ucraina resiste e più l’attacco dell’esercito russo sarà impetuoso. Putin si rivolge nuovamente alla nazione e al mondo: “I Paesi occidentali stanno prendendo azioni economiche non amichevoli contro il nostro Paese e i leader dei principali Paesi della Nato stanno facendo dichiarazioni aggressive sul nostro Paese… chiunque cerchi di ostacolarci, e ancor più di creare minacce per il nostro paese, per il nostro popolo, dovrebbe sapere che la risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a tali conseguenze che non avete mai sperimentato nella vostra storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Sono state prese tutte le decisioni necessarie al riguardo. Spero di essere ascoltato“. Il nuovo messaggio di Putin sembra evocare un possibile uso di armi atomiche. Poco dopo diventa esplicito. Ordina ai suoi militari di mettere in stato di massima allerta le forze di deterrenza nucleare.
L’avanzata militare continua ma continua ad essere rallentata dalla residenza ucraina e dalle armi fatte pervenire dai Paesi dell’Unione Europea e della NATO. Giunge un altro messaggio di Putin: “le sanzioni equivalgono a un atto di guerra.” Le forze russe si impadroniscono della centrale nucleare di Chernobyl, ora in disuso dopo la disastro del 1986. Viene anche colpito un edificio accanto alla più grande centrale nucleare attiva dell’Ucraina. La parola ‘nucleare’ non è più un tabù. Per la prima volta dalla crisi di Cuba di sessant’anni fa fra Unione Sovietica e Stati Uniti, l’uso di ordigni atomici non viene escluso.
Mao Tse Tung disse nel 1957 che la Cina non teme le armi nucleari. “Abbiamo un grande territorio e una grande popolazione. Le bombe atomiche non possono ucciderci tutti. Se uccidono 300 milioni di noi, saremmo sempre in tanti”. Sette anni dopo la Cina sperimentò la sua prima bomba atomica. Oggi ha circa trecento testate nucleari, ma sono solo il due per cento del totale al mondo, circa tredicimila. Stati Uniti e Russia insieme ne hanno dodicimila. Oggi ci sono nove Paesi in possesso di ordigni nucleari: Russia, Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord. Una trentina di altri Paesi non hanno nascosto di poterle sviluppare, oppure, pur negando di volerlo fare, stanno perseguendo obiettivi che consentirebbero di dotarsi di ordigni nucleari in tempi relativamente brevi. La Turchia ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare e anche il Trattato di messa al bando totale degli esperimenti nucleari. Ma recentemente il presidente turco Tayyip Erdogan ha definito inaccettabile che Stati dotati di armi nucleari vietino alla Turchia di fare altrettanto, ma non ha detto se avesse intenzione di svilupparle. Alcuni ritengono accettabile un intervento militare per bloccare sul nascere la capacità di sviluppare armi atomiche per scongiurare sia un rischio di distruzione nucleare sia per evitare che una costante minaccia o ricatto da parte di un Paese dotato di armi atomiche possano mettere in pericolo la sicurezza di un altro Paese.
L’attacco dell’11 settembre 2001 ha cambiato la percezione internazionale sulle armi nucleari. La globalizzazione ha reso più semplice muovere persone e materiali ma anche reso più semplice entrare in possesso di armi letali capaci di uccidere indiscriminatamente. Nessun leader sano di mente potrebbe pensare di sganciare ordigni nucleari con il rischio di una distruzione reciproca. Il Trattato di non-proliferazione nucleare costituisce l’unico strumento di portata globale in materia di disarmo e non-proliferazione nucleare. Ne fanno parte 191 Paesi, tra cui i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dotati di armi nucleari (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito). L’Italia lo ha ratificato nel 1975. Il trattato richiede ai Paesi firmatari d’impegnarsi per il disarmo e per l’uso dell’energia nucleare solo a fini pacifici. Ma non predispone un meccanismo specifico che consenta di eliminare le armi nucleari di chi le possiede. Dopo il crolla dell’Unione Sovietica gli arsenali nucleari si sono notevolmente ridotti per quantità di testate, ma non dal punto di vista qualitativo. Inoltre, cinque anni fa centoventi Paesi hanno approvato un Trattato sulla proibizione degli armamenti nucleari, entrato in vigore lo scorso anno, che prevede un disarmo nucleare immediato da parte degli aderenti con la supervisione e verifica delle Nazioni Unite. Ma nessuno tra i Paesi dotati di armi nucleari lo ha firmato e neppure gran parte dei Paesi più importanti del mondo, Italia compresa. E neppure i Paesi che fanno parte di alleanze militari che includano la deterrenza nucleare come gli Stati della NATO. I Paesi nucleari, ma non solo, stanno invece rendendo i loro armamenti più precisi e potenti, dotandosi di sofisticati missili ipersonici e ampliando anche allo spazio le frontiere delle sfide militari. Delle tredicimila testate nucleari esistenti negli arsenali quasi quattromila sono immediatamente operative, capaci di distruggere il mondo intero. In questo campo i sistemi d’intelligenza artificiale offrono grandi capacità di analisi ed elaborazione dati ma cresce anche il rischio di un conflitto poiché le tecnologie sono vulnerabili di fronte ad altrettanto sofisticate tecniche di pirateria informatica. Di conseguenza possono crescere i rischi di un conflitto che potrebbe cancellare l’umanità.
Dopo Hiroshima e Nagasaki le attuali forze nucleari strategiche hanno mirato a scoraggiare un attacco nucleare e convincere i potenziali avversari che premendo il bottone atomico porterebbe anche all’autodistruzione. Ma accanto a questo deterrente l’ingegno umano ha trovato il modo di utilizzare uranio e plutonio per fabbricare armi un po’ meno catastrofiche. Si chiamano armi nucleari tattiche, costruite con un basso potere distruttivo. Progettate per essere utilizzate direttamente sul terreno di battaglia, mirano a colpire direttamente il nemico o fermarne l’avanzata. Si tratta di ordigni di piccole dimensioni trasportabili ed utilizzabili anche direttamente dalle truppe. Italia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Turchia hanno sul loro territorio queste armi atomiche sotto controllo americano che possono essere sganciate da aerei militari. In base all’accordo di condivisione con la NATO l’Italia ospita nelle basi di Aviano e Ghedi alcune decine di testate di bombe statunitensi B-61 a caduta libera destinate ad una eventuale guerra tattica in Europa.
Non lontano dal confine siriano nel sud della Turchia alcuni ordigni nucleari tattici sono custoditi nella base NATO di Incirlik. Sei anni fa durante il fallito colpo di stato contro Erdogan vennero riforniti di carburante gli aerei che erano destinati ad appoggiare il colpo di stato. Erdogan fece isolare la base e arrestare il comandante. Ma negli Stati Uniti scattò l’allarme e venne vagliata la possibilità di rimuovere gli ordigni nucleari tattici dalla base.
Forse è questo tipo di arma nucleare a cui si riferivano le minacce di Putin. L’attuale guerra in Ucraina potrebbe allora essere lo spunto per riproporre con forza il Trattato sulla proibizione degli armamenti nucleari oppure convenzioni simili a quelle esistenti che vietano altre categorie di armi – biologiche, chimiche, antiuomo e bombe a grappolo. Potrebbe essere questo il punto di partenza per un futuro con meno angoscia e meno rischi per tutti.
6 marzo 2022